Via da lei – L’ispirazione

copertina via da lei

Anni fa, al parchetto vicino casa, incontrai casualmente una giovane mamma che non avevo mai visto. Ero ormai “di casa” in quel piccolo giardino e ci conoscevamo un po’ tutte; lei, senza indugiare, si avvicinò a me ed esordì con questa frase: “Sono una madre snaturata”. Pensai di aver capito male, ma ciò che aggiunse subito dopo, vaporizzò ogni  dubbio.

Mi disse che aveva partorito da pochi mesi la sua primogenita e che si sentiva malissimo perchè lei quella figlia non la voleva, non sapeva spiegarne il motivo e nessuno la capiva. Osservandola, notai che le mancava quella luce negli occhi tipica delle neo mamme al cospetto della loro creatura.  Sembrava, per la verità, reduce da una battaglia che l’aveva inesorabilmente portata alla sconfitta. Questa almeno fu la mia impressione.

Mi rivelò che non si sentiva a suo agio nel ruolo di  madre. C’era qualcosa dentro di lei che non andava. Tutti le dicevano che era sicuramente colpa dello tsunami ormonale del post parto, ma lei non ci aveva mai creduto. In cuor suo sapeva di aver fatto una scelta che non era la sua, avrebbe dovuto seguire il suo istinto e dire al marito che lei un figlio non lo voleva.  Mi confidò di essere disorientata, profondamente infelice e molto arrabbiata.

Io l’ascoltavo senza fare domande, anche se avrei voluto, e senza giudicarla. Pur  non comprendendola sino in fondo, la lasciavo parlare senza osare interrompere il flusso impetuoso di quelle sue  parole disperate. Ero certa che da me non si aspettava consigli o frasi di conforto, forse, desiderava semplicemente sfogarsi con qualcuno che, molto probabilmente, non avrebbe mai più incontrato. Questa certezza la rendeva libera di esprimere quel suo stato d’animo tanto tormentato.

Il suo dolore era straziante e strideva con la meravigliosa nuova vita che, inconsapevole, si agitava felice nella carrozzina. Era una bella giornata di fine inverno, eravamo sedute sulla stessa panchina e a poca distanza una d’altra: io allattavo serena e appagata mio figlio mentre lei sfuggiva alle richieste d’amore della sua bambina.

All’improvviso si alzò e se ne andò, senza un sorriso né un saluto. Spingeva la carrozzina a passi lenti e stanchi come fosse un peso troppo grande per lei. Bloccata sulla panchina e con le gambe ancorate al suolo, io la guardavo silenziosa mentre si allontanava. Non ero riuscita a dirle nulla e mi sentivo profondamente in colpa per non esserle stata di aiuto. Accadde tutto così rapidamente che, quando restai sola, per un attimo pensai di aver immaginato tutto,  forse ero solo un po’ stanca.  Comunque non la rividi più e con il passare del tempo  la dimenticai.

Parecchi anni dopo, la mia esperienza di volontariato con bambini e adolescenti che vivono in contesti familiari difficili, mi ha riportato alla memoria quell’episodio. Ho ripensato a quella donna intrappolata nel rulo di madre e ancora di più alla sua bambina che sarebbe cresciuta senza amore. Ho deciso di approfondire l’argomento, ho cercato e ascoltato testimonianze di mamme che hanno vissuto quella stessa esperienza. I loro racconti mi hanno profondamente emozionata e coinvolto.  Ho compreso che l’istinto materno non è innato in ogni donna, non è un diritto acquisito o qualcosa che si trasmette geneticamente. La maternità deve sempre essere una scelta che non va discriminata anche se contraria al comune pensiero che il procreare sia il naturale prolungamento dell’essere femminile.

Nel mio romanzo “Via da lei” mi sono ispirata un pò a tutte le storie di quelle “madri cattive”, ho analizzato  in particolare  le conseguenze che il loro comportamento anaffettivo, a tratti violento, ha sui  figli che ne diventano le vittime predestinate.

Scrivere questa storia non è stato facile, è una storia dura ma nello stesso tempo aperta alla speranza e alle seconde possibilità. Perdono o vendetta? Questo è il dilemma che dovrà affrontare Astrid, la giovane protagonista.

Il destino è un abile regista e sa giocare bene le sue carte e, a volte, ci indica una via d’uscita.

 

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