Il giovedì è Natale. Il giovedì è il mio giorno speciale, è il giorno che mi dà speranza.
Il giovedì sono sempre di buon umore, anche se ho i piedi gelati e ho trascorso la notte a fissare la luce insistente del lampione che filtra attraverso le fessure e tormenta i miei pensieri.
Da tempo ho perso il sonno e ogni certezza.
Mi nascondo dagli amici, dai parenti, ho persino cambiato quartiere. Sognavo di vivere nel quadrilatero della moda e ora eccomi qua.
Le vetrine scintillanti sono i miei quadri, il cielo è il mio tetto e il marciapiede è il mio rifugio.
Ho trovato un posto tranquillo, lontano dallo sguardo fuggevole dei passanti. Lo stesso sguardo che avevo anch’io quando pensavo che a me non sarebbe mai capitato, quando avevo un lavoro gratificante, quando avevo un appartamento e un mutuo da pagare, quando ero circondata dagli amici e orgogliosa di me andavo in visita ai parenti e mai a mani vuote. Già, quando ero un’altra persona.
Il giovedì fingo di essere ancora io.
Il giovedì c’è il mercato.
Mi è sempre piaciuto girovagare tra le bancarelle in cerca dell’acquisto giusto, della frutta e verdura a chilometro zero, di quel capo firmato taglia quaranta che non mi sarebbe mai entrato, ma che averlo nell’armadio mi faceva stare bene.
Il giovedì indosso i miei vecchi Levis, che stringo in vita con una cintura ormai all’ultimo buco, il maglione azzurro e il giubbotto blu che è diventato over size, ma tanto va di moda. A memoria metto la matita verde e maschero il pallore con un rimasuglio di fard. Raccolgo i capelli in una coda lasciando che qualche ciocca mi incornici il viso scavato. Infilo tutti i miei averi nello zainetto, mi do una sbirciata nello specchietto di un’auto parcheggiata e via, sono pronta a godermi la mia giornata.
Alle nove sono già sul posto. Passeggio anonima tra la gente, mi sento una di loro, una che si può guardare negli occhi senza scatenare ribrezzo o sensi di colpa. Osservo la merce esposta, chiedo il prezzo, fingo di essere tentata e poi tiro dritto alla bancarella successiva; le visito tutte più volte alla ricerca di un capo difettoso o sporco per tornarci dopo l’una, quando tutti se ne vanno e gli ambulanti diventano generosi e lasciano sul marciapiede cassette di frutta e verdura troppo matura o ammaccata che non vale la pena portarsi via; è allora che faccio la mia spesa.
Soddisfatta torno al mio cartone e attendo il prossimo giovedì.