La mansarda del cuore

 

C’era una volta, una piccola mansarda al quinto piano senza ascensore in un vecchio palazzo nel cuore della città. Era ormai disabitata da tempo. Ida, la proprietaria, una signora già avanti con l’età,  ci teneva a tenerla sempre in ordine e pulita anche se, da molti anni, si era trasferita altrove perchè le era diventato troppo doloroso continuare a vivere lì. Quel piccolo spazio custodiva il ricordo dei momenti più belli e tragici di tutta la sua vita. Tra quelle quattro mura aveva trascorso la sua prima notte di nozze e per tre anni, con il suo adorato Lucio, era stata felice come non lo sarebbe mai più stata.

Ida insegnava nella scuola elementare del quartiere e Lucio era un aspirante giornalista che, in attesa della grande occasione, faceva il rappresentante di articoli per la casa, lavoro che gli riusciva piuttosto bene. Era un giovane volenteroso, spigliato, dai modi gentili e ispirava fiducia. Si conobbero un sabato pomeriggio in biblioteca. Lui la notò subito e ne rimase folgorato.

“Mi scusi signorina, per caso lei ha già letto questo romanzo?”, l’approcciò senza timidezza, porgendole un piccolo libro dal titolo profetico: “Amore a prima vista”.  Ida lo guardò dapprima un po’ infastidita, ma poi  si lasciò sfuggire un sorriso che degenerò in una squillante risata che coinvolse entrambi. “Silenzio! Se avete tanta voglia di ridere vi prego di accomodarvi  fuori”, li redarguì  la bibliotecaria, un’anziana e austera signora con gli occhiali e i capelli grigi raccolti in una cipolla al centro della nuca. I due ragazzi non se lo fecero ripetere e lasciarono a passo svelto il locale.

“Sono mortificato, non era mia intenzione disturbarla, mi chiamo Lucio”, le disse allungando la mano.

“Piacere, io sono Ida, nessuno mi aveva mai cacciato via così. In fondo è stato divertente”, rispose sgranando i suoi occhioni scuri.

Da quell’istante i loro cuori batterono all’unisono.

Quella minuscola e malridotta mansarda era il solo appartamento che si potessero permettere. Ci sarebbe stato molto da fare per renderlo abitabile. Le pareti erano tutte scrostate e tapezzate qua e là da chiazze giallastre di umidità. Le travi di legno del soffitto  e quelle del pavimento erano infestate dai tarli che ormai la facevano da padroni. Dal rubinetto della vasca lillipuziana, usciva un liquido melmoso e fetido.  I due giovani fidanzati non si lasciarono scoraggiare e si misero subito al lavoro. In pochi mesi trasformarono la mansarda nel loro nido d’amore, un vero cameo di cui andavano orgogliosi. Il tocco finale furono le tendine in organza bianca all’unica finestra che affacciava direttamente sui tetti della città  che per arrivarci bisognava servirsi di una scale a quattro pioli.  Ida e Lucio iniziarono la loro vita insieme. Facevano progetti e tutte le sere stretti l’una all’altro nel letto a una piazza e mezza, dall’alto del soppalco, potevano sognare  guardando le stelle.

Troppo presto giunse il temuto momento della partenza. Era scoppiata la guerra e Lucio fu chiamato al fronte. “Amore, ti scriverò ogni giorno e il pensiero di te mi guiderà e mi riporterà a casa”, le disse avvolgendola con le sue braccia. “Ti aspetterò e ti prometto che il mio cuore ti apparterrà per sempre”, rispose lei, sforzandosi di essere forte.

Negli anni che seguirono, Ida visse delle lettere che a singhiozzo le giungevano dal fronte. Finchè una mattina ne arrivò una diversa dalle altre e per un tempo che le sembrò eterno, il suo cuore smise di battere e i polmoni di inglobare aria. Tutto divenne buio.  I sogni spezzati.

Le restò solo quella piccola mansarda.

 

 

 

 

 

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