Fiammetta non era mai sola, nemmeno la notte. Aveva degli amici che quando non li vedeva li sentiva. Ogni volta che tentava di metterli a tacere loro si arrabbiavano e per dispetto facevano ancora più rumore e spesso irrompevano all’improvviso solo per il gusto di infastidirla; a volte nel bel mezzo di una verifica o di un’interrogazione oppure durante i brevi momenti che trascorreva con Claudio che la considerava solo un’amica. Fiammetta lo amava e avrebbe voluto dirglielo, ma i suoi amici non erano d’accordo. Ciuffo Biondo, il più geloso, le ripeteva di continuo:
«No! Cazzo! Quello è un idiota travestito da intellettuale e poi che ci fai con uno così che neanche ti vuole? Non ti bastiamo noi?».
«Hei! Io non ti piaccio? Guarda che fisico e che espressione intelligente che ho», intervenne Muscoloso, il più burlone, che aveva l’abitudine di sovrastare gli altri con la sua voce squillante.
«Dai Fiam, non dare retta a questi due, perché non facciamo un po’ di casino e ci scateniamo con la musica a bomba? Sono stufo di questo silenzio», suggerì Dentiera che non aveva affatto un bel sorriso.
«Sì, sono d’accordo, e musica sia!», sentenziò Faccia D’angelo che le faceva paura per via di quel suo sguardo glaciale.
«Basta! Lasciatemi dormire! Andate via! Datemi solo un’ora di tranquillità. Voglio il silenzio o la testa mi scoppierà ed è tutta colpa vostra», urlò Fiammetta esasperata scrutando nell’oscurità della stanza con gli occhi a palla e le narici divaricate.
«Okay, non ti agitare, lo sai che ci piace stare sempre con te e poi non abbiamo un altro posto dove andare», disse Ciuffo sghignazzando.
«Allora andatevene al diavolo! E lasciatemi in pace, cazzo!».
«Sentito ragazzi? La signorina non apprezza la nostra compagnia», fece il verso Muscoloso.
«Già, e pensare che noi facciamo tutto per lei, che ragazza ingrata! Magari potrei dare una svegliata a quel viscido di Claudio così forse la nostra Fiammetta sarebbe più docile», la provocò Faccia D’angelo spostando l’aria con la sua mazza da baseball».
«Non vi azzardate nemmeno a nominarlo Claudio o…».
«Oh! Oh! La bambina ci minaccia. Che paura!», grugnì Dentiera.
«Sparite! Giuro che ingurgito tutto il flacone e poi vediamo che fine fate», urlò ancora più forte.
«Tesoro, tutto bene?».
«Sì mamma, tranquilla, torna a letto».
«Hai preso le pastiglie? Lo sai che devi, vero?».
«Ma certo, non fai che ricordarmelo. Almeno tu lasciami in pace».
«Buona notte, allora».