Senti le farfalle nello stomaco?

farfalle ok

Quella sera non chiusi occhio, mi giravo e rigiravo tra le lenzuola di lino leggero fino a ritrovarmi prigioniera nel mio bozzolo. Avvertivo un’insolita agitazione, la mente vagava tra le nuvole della notte e sembrava non trovare una sua collocazione.

Non era proprio da me lasciarmi trascinare in un tale vortice di emozioni, io, così maledettamente concreta e poco incline ai sentimentalismi che da sempre mi avevano spaventato e dai quali mi ero tenuta volutamente a debita distanza, ora mi ritovavo inconsciamente così coinvolta e razionalmente preoccupata.

Cosa mi stava succedendo? Non volevo una risposta ma sola una rassicurazione. Qualcuno, magari una vocina fatata, che mi dicesse che andava tutto bene e che non era nulla di importante perchè presto sarei tornata quella di prima,  sarei stata di nuovo me, con tutte le mie stupide e confortanti certezze.

Invece non accadde nulla, mi ritrovai a riflettere sulla giornata appena trascorsa in cerca della causa di tanto scompiglio. Mi muovevo circospetta, non trovavo o non volevo trovare quel perchè. Sfinita, mi ero quasi arresa, quando la lampadina nella mia testa si accese violenta e rivelatrice e tutto o quasi,  mi apparve nitido, lasciandomi senza fiato e sbalordita.

Fu solo allora che la vocina fece la sua  comparsa trionfale e mi chiese: “Senti le farfalle nello stomaco?”.  Ci pensai un attimo, quasi soffocando o meglio respingendo la risposta, là, dove si era  nascosta sino a quel momento, nella pancia o forse un po’ più  in su.

Mi alzai, decisa a far chiarezza una volta per tutte. Dovevo essere lucida e analizzare i fatti,  non c’era altro modo per togliermi da quell’impiccio imprevisto e sbrogliare il groviglio di strane sensazioni che mi stava tormentando.

Davanti a una tazza di latte tiepido a ai miei biscotti preferiti, mi ritrovai a pensarlo. Lo avevo visto solo per pochi minuti, un’incontro casuale e banale, uno scambio di sguardi, un sorriso, un leggero sfiorarsi e la certezza che ci saremmo rivisti  perchè non poteva essere altrimenti.

Ora lo sapevo, era lui l’artefice di  tanto sbatter d’ali.

 

 

 

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