Il giudice non sa

La bambina entrò a passi incerti nell’austero ufficio della madre superiora, si accartocciò sulla poltrona di velluto verde e, a testa bassa, restò in silenzio.

«Anna, ti ho fatta venire qui per dirti una cosa molto importante, una cosa che cambierà il tuo futuro», le disse la suora allargando le labbra sottili sino a gonfiare le gote rosate.

La ragazzina alzò lo sguardo e posò i suoi occhi scuri sul grande crocefisso di legno che la donna portava orgogliosa sul petto generoso.  “Gesù ti ringrazio perché, se è quello che spero, vuol dire che hai ascoltato le mie preghiere e ti chiedo scusa se a volte non ti ho creduto», pensò, abbozzando un sorriso fiducioso.

«Ti ricordi la coppia che due settimane fa ha voluto incontrarti? Ebbene, hai fatto un’ottima impressione e desiderano rivederti per conoscervi meglio. Se tutto andrà bene potresti essere adottata e, considerando che hai già compiuto undici anni, devi ritenerti fortunata; questa è un’ottima occasione per te. Che ne pensi?».

Anna cambiò espressione, il sorriso si spense per lasciare il posto a una smorfia di disapprovazione mentre le mani iniziarono a muoversi nervose. Poi, di scatto, si alzò in piedi e senza trattenere la rabbia disse: «No! Non voglio essere adottata, né da loro né da nessun altro. Avevo fatto un patto con Gesù che se fossi stata paziente e brava, sarei tornata a stare con il nonno e io sono stata paziente e ho fatto tutto quello che potevo per essere brava a scuola, con i compagni e ho sempre mangiato le carote bollite e tutte quelle schifose verdure. Non è giusto!».

«Anna, comprendo la tua delusione e ti assicuro che nostro Signore non c’entra, il giudice ha ritenuto che tuo nonno sia troppo anziano per occuparsi di te e tu hai bisogno di una mamma e di un papà che ti accompagnino nella crescita e sono sicura che potrai vedere il nonno quando vorrai», cercò di rassicurarla.

«Il giudice si sbaglia! Lui non sa niente di mio nonno, non sa come era bello stare con lui in campagna quando sorgeva il sole e andavamo al fiume a pescare e poi facevamo merenda con pane e salame e bevevamo il tè caldo.

Il giudice non sa che mio nonno mi ha salvato la vita quella volta che per poco non finivo con la bicicletta giù da una scarpata e lui è stato così veloce che mi ha agguantata e poi mi ha stretta forte per lo spavento.

Il giudice non sa che tutte le sere il nonno mi raccontava una storia diversa, ma non di quelle sui libri, no, delle storie vere vissute da lui o da persone che conosceva e io mi addormentavo ascoltando la sua voce.

Il giudice non sa che dopo l’incidente dei miei genitori è stato il nonno a prendersi cura di me: mi ha consolata e abbiamo pianto insieme e in quei momenti era l’unico che potesse capirmi.

 Il giudice non sa che io e il nonno ci eravamo promessi di non separarci mai perché eravamo rimasti soli al mondo e stavamo bene, e anche se all’inizio non era stato facile, col tempo ci eravamo abituati l’uno all’altra e parlavamo sempre e lui mi spiegava tante cose.

Il giudice non sa che il nonno aveva sempre una risposta alle mie domande e conosceva i segreti della terra; nel suo orto sapeva far crescere di tutto e la sua verdura sì che mi piaceva, era profumata e aveva un sapore che ancora me lo ricordo.

Il giudice non sa che mio nonno è un bravissimo cuoco e tutte le domeniche mi cucinava la pasta al forno con la salsiccia, il mio piatto preferito e poi facevamo un sacco di cose insieme perché il nonno aveva tanto tempo da dedicarmi e non si stancava mai di me e io di lui. Anche se a volte mi sgridava per via dei compiti, io sapevo che aveva ragione e lo faceva per il mio bene, e poi mi portava la cioccolata calda e facevamo pace e io mi mettevo a studiare al tavolo della cucina davanti alla finestra con le tendine a quadretti rossi e bianchi, l’aveva cucita la nonna, da dove potevo vedere la grande quercia centenaria che andavo ad abbracciare quando mi sentivo triste. La casa del nonno era diventata la mia casa, avevo una cameretta tutta per me e ci avevo portato anche le foto di mamma e papà.

Il giudice non sa che nella casa del nonno ci stavo bene e, anche se non era tanto grande, per noi due e Nino, il mio cagnolino, che era diventato anche il suo, era perfetta.

Il giudice non sa che ora il nonno e Nino sono rimasti soli e hanno bisogno di me per tornare a essere felici e anch’io voglio tornare a essere felice con loro.

Tutto questo il giudice non lo sa e vede solo che il nonno è vecchio.

Mio nonno non è vecchio: è forte, è saggio, è buono, è intelligente, è generoso, sa farmi ridere e quelli che lo conoscono gli vogliono tutti bene. Nessuno può amarmi più di lui.

Se il giudice sapesse tutte queste cose forse cambierebbe idea e mi farebbe tornare dal nonno. Madre, lei deve parlare con il giudice e raccontargli tutto», disse d’un fiato.

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