Odio l’estate.

Sarò impopolare, ma dichiaro apertamente e senza alcun dubbio che vorrei sopprimemere l’estate. Se potessi la bandirei dal calendario e passerei direttamente all’autunno, mese che mi è sicuramente più congeniale e preludio di progetti da realizzare.

Nei mesi estivi, oltre a essere accaldata, appiccicata, sfinita già di prima mattina, mi sento  “sospesa”, decisioni, idee, sono congelate (paradosso per il periodo) in attesa che tutto finisca e si ricominci la vita vera. Settembre è costantemente il mio miraggio.

Per non parlare della “famigrata” prova costume che comunque non mi tocca più di tanto, perchè io preferisco la fresca e verdeggiante montagna, dove posso dare sfogo alle ansie camminando sulle cime che tanto confortano il mio ego.

Eppure sono venuta alla luce in un agosto torrido e desolato (mia madre ricorda ancora  i chili di pesche divorate per combattere la calura), forse per questo, quando sono “sbuccata” alla vita, avevo le guance rosee e vellutate e sembravo fresca e riposata malgrado avessi dato anch’io il mio valido contributo all’evento.

Sarò un’ingrata ma l’estate non mi ha mai conquistata.

La luce è troppo forte e mi costringe ai miei ormai inseparabili occhiali da sole che, anche se scelti con un’accurata valutazione funzionele ed estetica, finiscono sempre per scivolare sulla punta del naso lucido e sudato, obbligandomi a improbabili e assai buffe smorfie per riportarli al loro posto.

Cosa dire poi dei tormentoni musicali, insignificati miscugli di parole che compiacciono solo le rime baciate e ci perseguitano in ogni luogo e in ogni dove,  senza lasciarci una via di fuga.

Io, che sono pudica per naura, d’estate vorrei girare nuda, nessun abito mi sembra abbastanza leggero, tutto infastidire la mia  pelle  umida e assetata.

In questo periodo dell’anno le emozioni si amplificano, soprattutto quelle negative, sono vulnerabile e malinconica. Sarà perchè quello che di brutto mi è capitato è stato, guarda il caso, proprio d’estate.

Già a maggio affiora l’angoscia estiva e, diversamente dai comuni mortali che anelano alle vacanze immaginandosi spiaggiati e abbronzati, magari in luoghi esotici o anche a chilometro zero, io conto i giorni che mi separano dall’incubo.

Vorrei stoppare il tempo e lasciare che l’inesistente  primavera prenda il sopravvento sulla sua prepotente rivale per traghettarmi senza traumi sino alla stagione delle foglie morte, che, detta così, sembra orrenda, ma in realtà è brulicante di vita e di colori dalle indescrivibili sfumature.

Non resta che rassegnarmi e aspettare che passi.

 

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