Tempo di Coronavirus

tartarugaSono settimane ormai che il nemico, un killer fantasma e spietato, ci tiene in pugno, con il fiato sospeso. Per non incrociarlo siamo costretti all’isolamento forzato. Rinchiusi nella nostra casa  attendiamo con pazienza e  speranza di vedere passare il suo “cadavere” e di riprenderci la nostra vita come l’avevamo lasciata prima del suo maledetto arrivo.

Nel frattempo siamo qua, tra le mura domestiche, soli o con la nostra famiglia, ma separati da coloro che per noi sono importanti e da tutti gli altri che, fino a qualche giorno fa, hanno fatto da cornice alla nostra esistenza. Ci mancano entrambi.

Ci mancano le passeggiate, le pedalate in bicicletta, lo shopping, le corse al parco, la pizza del sabato sera e molto altro.

Quello che in questo momento non ci manca è il tempo che, quasi per dispetto, sembra essersi dilatato, lasciandoci ampi margini da colmare e vuoti interiori da analizzare.

Mentre fuori la natura, anche senza di noi, fa il suo corso e la primavera da libero sfogo a colori e profumi, tra le pareti di casa tutto è rallentato. La discrepanza tra l’esterno e l’interno  aumenta l’angoscia che, a tratti, ci toglie il respiro per restituircelo ogni volta con una consapevolezza diversa.

Sono cambiati i ritmi, le priorità, gli spazi e persino la direzione dei nostri pensieri.

Le ore non scandiscono più le giornate, il weekend non è più l’acqua fresca nel deserto. Il lunedì mattina ci svegliamo senza quella morsa allo stomaco preludio di giorni difficili, di discussioni con il capo, di colleghi insopportabili e con l’unico desiderio che arrivi presto il venerdì sera, momento della “liberazione”, per poi ricominciare tutto daccapo.

Tutto questo non c’è più.  Le preoccupazioni per il futuro restano  in sospeso.

Ora il tempo ci appartiene e possiamo scegliere cosa farne. Possiamo dedicarci più a noi, ai nostri figli e compagni, possiamo rispolverare il dialogo in famiglia e imparare a dosare tutte quelle distrazioni tecnologiche che ci tenevano intrappolati e resi schiavi inconsapevoli. Possiamo leggere, scrivere, per non dimenticare. Possiamo godere di ciò che abbiamo, delle piccole cose. Possiamo sorridere di più, possiamo anche essere tristi, perché la tristezza fa riflettere. Possiamo soffrire per tutto quello che sta accadendo fuori, per le tante persone spazzate via da questa terra, ma non dai cuori di chi le ha amate. Possiamo prenderci questo tempo per imbastire un cambiamento, quello che avevamo in testa da tanto ma c’erano troppe cose da fare.

Oppure possiamo lasciarci trascinare dalla disperazione, dal rimpianto per le cose perdute e restare sterili. Aggrappati alle nostre certezze materiali perché solo in quelle toviamo conforto. Possiamo scegliere di non vedere  e, come cavalli impazziti, continuare la nostra folle corsa che, inevitabilmente, ci condurrà sul bordo del precipizio, se non oltre. Questo è il tempo del possiamo.

Forse nulla tornerà com’era. Tutto questo finirà, ma ci sarà un prima e un dopo.

Il Covid-19 farà da spartiacque e, quando sarà il momento, dovremo decidere da che parte stare.

 

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